mercoledì 24 novembre 2010

Cours de patîsserie 2



Tarte Tatin

Come con tanti altri prodotti e ricette si dice che anche la tarte tatin sia nata per errore. Alla fine del 1800 le due sorelle Tatin in Sologne in Francia dovettero preparare un dolce alle mele ma per la fretta dimenticarono di stendere la pasta nella forma prima di metterci le mele. Fu veramente all'ultimo momento prima che il dolce dovesse essere servito e non ebbero il tempo per togliere le mele e mettere la pasta sotto. Risolsero così il problema mettendo la pasta sopra, come un coperchio sulle mele. Dopo la cuocitura rovesciarono la torta perché la pasta venisse sotto sperando che nessuno se ne accorgesse. La storia non racconta se l'imbroglio sia stato scoperto o meno, ma in ogni caso le sorelle dovrebbero essere perdonate a questo punto, visto che la torta delle sorelle ebbe tanto successo, e continua ad averlo ai nostri giorni!

La Tarte Tatin classica, some si sa, si fa con le mele, e sinceramente è quella variante che a me piace di più. Con un po' di cannella e forse un goccio di rum o calvados. Ma visto che abbiamo fatto un dolce alle mele la prima lezione, questa volta abbiamo scelto altra frutta. Qualcuno ha messo l'ananas, qualcuno il mango, le albicocche, i fichi, le pere... Io ho optato per la combinazione pere e fichi. Ci ho anche messo un po' di pecan e un goccio di porto. Niente male! È meglio però mangiare la tarte lo stesso giorno che è stata preparata, perché il caramello bagna subito la pasta.

Per la pasta:
200 g di farina
100 g di burro freddo
un pizzico di sale
1-2 cucchiaini di acqua fredda

Sbriciolate velocemente la farina, il burro e il sale con le mani in una ciotola, oppure mescolare in un robot. Quando si sarà formata una pasta sbriciolosa aggiungete l'acqua, poca alla volta, e continuate a mescolare finché non si sarà formata una pasta omogenea. Avvolgete la pasta nella pellicola e mettete in frigo per almeno 30 minuti.

Per il farcimento alle mele:

4-5 mele non troppo dolci e ben sode
ca 100 g di zucchero di canna scuro (cassonade)
1-2 cucchiaini di cannella in polvere
eventualmente 4-5 cucchiai di rum, calvados o altro liquore a piacere

Pelate e denocciolate le mele. Tagliate ogni mela in quattro spicchi. Cospargete il fondo della forma (ca 26 cm) con lo zucchero di canna e la cannella. Quindi mettete i quarti di mele sopra, con "il dorso" verso giù. Riempite tutti gli spazi di mele, non ci devono essere spazi vuoti. Versate sopra il liquore.

Stendete la pasta formando un cerchio con il diametro di qualche centimetro in pù rispetto alla forma. Arrotolate il cerchio sul mattarello facendo molta attenzione perché non si rompa. Mettetela sopra le mele. Infilate i bordi della pasta all'interno della forma. Bucate la pasta delicatamente con una forchetta.

Infornate a 180 gradi per ca 30 minuti, o finché la pasta non comincerà a dorarsi e lo zucchero a formare delle bollicine intorno ai bordi e tra i buchini di forchetta.

Sfornate e lasciate intiepidire per ca 30 minuti. Mettete un piatto sopra la torta e rovesciatela velocemente. Alzate con molta delicatezza la forma.

Servite con della panna montata o del gelato alla vaniglia.

martedì 9 novembre 2010

Involtini di verza



Metti un gruppo di persone di nazionalità differenti davanti a un buffet misto e sarà possibile dire da dove vengono solo guardando come si comportano e cosa mettono sui piatti. Gli inglesi e i tedeschi faranno almeno due-tre giri intorno al buffet e si caricheranno di antipasti, primi, secondi, verdure, insalate e salse. Tutto insieme. Pratico ed efficiente. Gli italiani e i francesi faranno tre giri; uno per gli antipasti, uno per i primi e uno per i secondi (esclusi i dolci eh...). Una cosa alla volta. Il mangiare non conosce la fretta. Gli svedesi anche probabilente faranno tre giri, ma caricheranno il piatto secondo il modello inglese-tedesco. Visto che è già tutto pagato.

Ho fatto osservazioni simili anche a casa, con degli amici internazionali a cena. Una volta avevo preparato un pasticcio di riso e delle polpette al sugo. Una scelta fatta appositamente perché si potesse scegliere di mangiare i piatti uno alla volta, oppure insieme, con il riso come contorno. L'ospite italiano ha mangiato prima il riso e poi le polpette. Ovviamente. E io ho capito solo dopo che avrei dovuto offrirgli di cambiare il piatto tra le due portate. Lui è stato ben educato e non me l'ha chiesto. Ovviamente. L'ospite tedesco ha messo il riso al centro del piatto, le polpette accanto al riso e poi il sugo sopra il tutto. Il sugo che rimaneva sul piatto l'ha inzuppato col pane. Ovviamente.

Questi involtini di verza vogliono essere un ponte tra la culinaria nordica e quella meridionale. Poi dopo ognuno fa come vuole: chi vuol mettere accanto le patate lesse, la salsa bruna e la marmelata di mirtilli rossi lo faccia; chi invece li preferisce così come sono o magari con una salsina al pomodoro e un bicchiere di vino rosso li mangi così. E poi ci riuniamo tutti insieme intorno al tavolo e ci diciamo che il mondo è bello perché è avariato!

Per 8 grandi involtini:

8 belle foglie di verza
4 patate medie
350 g di carne macinata
1 cipolla
1 spicchio d'aglio
noce moscata
1 uovo
ca 1,5 dl di parmigiano grattugiato
un pizzico di cumino
1 cucchiaino di rosmarino
sale, pepe

1. Bollite le foglie di verza in abbondante acqua leggermente salata. Fatele scolare bene.

2. Lessate le patate e schiacciatele. Mescolate le patate con la carne, la cipolla e l'aglio triturati, l'uovo, il parmigiano e le spezie.

3. Distribuite l'impasto sulle foglie e arrotolatole formando degli involtini. Mettetele in una pirofila da forno con il bordo della foglia in giù. Gocciolate sopra un po' di olio di oliva.

4. Cuocete a 175 gradi per ca 30 min, dopodiché alzate la temperatura a 200 gradi e continuate la cottura per altri 15 minuti o finché gli involtini non cominciano a prendere colore.
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